Visualizzazioni totali

sabato 14 agosto 2010

AUTOSTIMA





Si sa che per essere Te Stesso è necessario togliere e togliere e ancora togliere tutto ciò che è stato aggiunto da qualcun altro sia che siano stati i genitori i parenti, le esperienze o le situazioni a donarlo.

Quello che sfugge però è l’essenza dei desideri stessi.

La loro espressione, la loro costante espressione, porta ad un radicamento della loro presenza nel nostro subconscio e a fare in modo che siano lì accanto a noi e che bussino per dirci se siamo in casa, se siamo presenti a noi stessi perché solo così possiamo vederli accanto a noi e comprenderne il profondo significato.

Altrimenti volerebbero via in mancanza della nostra profonda attenzione verso l’interno-esterno.
Inizialmente è difficile escludere un poco l’esterno, più che difficile è un piccolo sforzo che richiede un po’ di costanza, l’unico modo per essere presenti nel mondo, sembra un controsenso ma è così, è entrare all’interno di sè.
Non sono mai stata così felice e allegra prima d’ora, e soprattutto calma e serena, la vita scorre con cambiamenti improvvisi e repentini che richiedono completa apertura della mente e dell’anima che ora sento è in me, come curata, amata, alleggerita dalle zavorre dei pesi e delle colpe, da tutti gli insegnamenti, da ogni regola.

Le domande:
Sono presente a me stessa?
Ci sono?
Cosa voglio veramente?
Cosa faccio per rispettare veramente il mio Essere?
Cosa significa porgi l’altra guancia?
Cosa significa essere Dio?
Cosa significa che siamo noi i creatori della nostra realtà?
Cosa è il dubbio?
Cosa è l’entusiasmo?
Cosa è la gratitudine?

E’incredibile quante cose siano state scritte sull’osservazione di sé stessi e del proprio atteggiamento mentre parliamo con altre persone o siamo in un determinato luogo. In realtà la cosa più semplice che ho scelto di fare per me è stato vedere il proprio profilo all’interno della cornice del quadro, come se qualcuno mi stesse facendo una fotografia e mi stessi chiedendo “vado ben così?”, “mi piaccio in questa foto”?

Sono davvero io o sono quella che deve venire per forza bene in foto? Sto facendo qualcosa per piacere agli altri o mi piaccio così come sono?

E così tento di sbirciare fino al mio naso e poi fare un passetto in più fino a sbirciare e centrarmi nel mio petto, nella mia pancia e accorgermi delle sensazioni in divenire.
Ora respiro.
Ora avverto se c’è qualche odore nell’aria.
Ora sento i suoni rimanendo aperta all’ascolto di me.
E’ come vedere parlare due persone in una scenetta teatrale solo che uno dei due sei sempre tu. Capisci?
La stessa cosa vale per il sentimento o per l’emozione, già cominciare a chiedersi se sono la stessa cosa è un inizio, ho vissuto per tantissimi anni con questa confusione in me.
Le domande sono là che non aspettano altro che noi le raccogliamo a mani aperte e diciamo loro di accompagnarci nel tragitto fino al centro dell’essere.

Il primo punto è accorgersi di provarle mentre le si sta provando,

la domanda è “che cosa sei”?

“Perché sei qui emozione”?

“Cosa vuoi dirmi”?

“Che sensazione mi provochi”?

“Voglio tenerti stretta a me”?

“Perché”?

“Sei me”?

“Sono io che mi identifico con te”?

“Da dove provieni e in quale momento di questa giornata sei entrata in me”?

“Da un avvenimento, da una frase detta da qualcuno”?

“Da un mio pensiero”?

“Cosa posso fare per te e tu cosa puoi fare per me”?

Io sono, tu sei.
Nella vita ho vissuto molte esperienze e molte di queste erano lì per farmi lavorare sull’autostima e l’amor proprio, ogni evento, ogni dialogo, ogni scoperta, ogni novità inaspettata era lì a dirmi: bene, cosa vuoi fare in questo momento?

Ti ami quando reagisci così? Perché sei in reazione? Stai facendo veramente quello che vuoi fare oppure fai quello che qualcun altro ti ha suggerito sarebbe meglio fare e l’hai associato al tuo modo di essere?. E ti ritrovi così? E se non ci fosse una specifica regola comportamentale o sociale da seguire che sia cosa hai realmente intenzione di fare? E’ una bella domanda…


Nessun commento: