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venerdì 23 settembre 2011

AUTUNNO : Seasonal Affective Disorder !!!


 ( TRATTO DA OPERE SONORE DI 1998 CESARE VIEL )

Dovete credermi se vi dico che qui c'è stato qualcuno seduto a un tavolo che cercava di scrivere qualcosa, di scrivere qualcosa a qualcuno. Questo posto era scarsamente illuminato, in questo posto non c'era mai il sole o meglio, a causa di un lungo protrarsi del buio e della luce artificiale, questo qualcuno sarebbe andato un po' fuori di testa. Avrebbe dato un po' di matto, si direbbe. Non si dice così per intenderci? Restare al buio, al semi-buio, al quasi-buio per un periodo un po' troppo lungo, o meglio aiutati solo da una luce artificiale, o anzi costretti a stare in una luce artificiale, produce strani effetti, un po' allucinatori, da perdere la testa insomma! La chiamano "sindrome da disagio emotivo stagionale". Seasonal Affective Disorder. Accade che uno venga colto da uno stato di incredibile malinconia. Una malinconia lunga e inarrestabile, mai provata prima. Una malinconia strana! Io, dunque, volevo vederla questa lunga malinconia interminabile, volevo vedere i suoi effetti, volevo vedere se si poteva osservare qualcosa di questo strano buio, qualcosa di questo qualcuno preso dentro questo lungo buio. Come un black-out che deve sembrare permanente a viverlo sul serio; perché questo black-out, mentre uno c'è dentro, dà evidentemente la sensazione oppressiva di non uscirne più, you know? Si avrebbe insomma la sensazione che questo buio, che questa scarsa luce, che questo grigiore illuminato qua e là da una luce che uno si crea, che si deve per forza creare se no addio per sempre e arrivederci e stop, insomma si avrebbe come la sensazione che uno perda la bussola, e allora tutta la sua vita perde significato, perde peso, o meglio la sua vita anche forse acquisterebbe tutto un peso diverso: un peso però insostenibile, schiacciante, tale da non farti alzare più, o tutt'al più tale da farti stare seduto, dicono, a un tavolo ad esempio a rimuginare e vomitare e ripensare e scrivere cose prive di senso per gli altri, ma forse anche per se stessi. Make me crazy. Sì, forse anche soprattutto per se stessi. E' questo che mi allarma e mi ha spinto a voler vedere. Allora, io lo vedo da qui, da dove sono, qui in alto sull'angolo, perché nel frattempo per paura mi sono nascosto in un punto che non può vedere. Bisogna sempre guardarsi alle spalle, anche quando tutto sembra tranquillo, sotto controllo. Anche se lui è lì, preso dentro se stesso, non si sa mai, può sempre fare qualcosa, improvvisamente saltare addosso a qualcuno, che so io. Questo stato d'animo impossibile, questa condizione di miseria dell'anima, di sconcerto, di confusione insomma, avrebbe portato questo tizio che qui ho visto, o meglio ho intravisto, perché l'ho visto sempre di spalle, io restandogli dietro, a incominciare a pensare di essere qualcun altro e a truccarsi con ostinazione il volto, la faccia, gli occhi, la bocca. Insomma una cosa quasi indecente. Soprattutto, dico io, perché in fondo è sempre la stessa persona, cioè se stesso, lui medesimo insomma, che cerca indecentemente di essere un altro e, invece di diventare realmente un altro, diventa un se stesso che cerca di diventare qualcun altro. Miserabilmente. Deve essere, infatti, una cosa atroce aspettare di diventare un altro restando invece se stessi; un fallimento insomma. Nient'altro che un fallimento. I don't know. Deve essere una cosa che porta alla perdita della bussola, appunto. Ma allora dunque che cosa ho visto di tutta questa storia? Cerco di spiegarmi e di essere chiaro il più possibile, perché la storia è un po' difficile da dipanare, o meglio da mettere in luce. Soprattutto perché una storia che è passata nel buio - the dark side of yourself - ha appunto delle zone oscure, diciamo così. Ora, io non so se questo tizio si è svegliato veramente dal suo stupore notturno, dal suo disordine emotivo, perché a un certo punto - ma non esattamente il momento che state vivendo voi adesso - si è alzato e se n' è andato via, camminando sui suoi piedi naturalmente, perché non è stato portato via da nessuno; d'altra parte poteva rimanere dov'era fin quando voleva, lì dov'era ad esempio non intralciava il traffico, non ostacolava il movimento degli altri; don't you think so? Ma tant'è che a un certo punto si è alzato e se ne è andato e mi ha lasciato in imbarazzo; non avendo io compreso bene perché l'avesse fatto proprio in quel momento e non in un altro. Qualcosa mi deve essere sfuggito. Un collegamento, un link, qualcosa. Ma è anche vero che questo tipo di situazioni, l'ho pensato dopo, sono anche così un po' incomprensibili, altrimenti non sarebbero nella loro natura. Anche se di naturale c'è poco, anzi, pochissimo. Tutta questa infatti a pensarci bene è una storia culturale. It's a cultural story. It's true. Io non credo alla storiella della dipendenza da una condizione naturale. Andiamo. Let's go. Tutte balle. Pensare che perché non c'è più il sole uno debba uscire di cervello o piombare in uno stato comatoso di perdita di sé, ma insomma, dove siamo? Non siamo mica più bambini che hanno così paura del buio e che devono dormire con la luce accesa! The dark side of yourself. Però devo anche accettare il fatto che a qualcuno possa ancora capitare, dico da adulto, di avere paura del buio e di desiderare di tenere la luce accesa. Perché se no gli escono appunto dei fantasmi che gli girano attorno e poi forse anche si impossessano di lui. Come è successo a questo qui! E allora lì son guai, son problemi, perché i fantasmi, i doppi, i tripli, esistono in qualche modo. Come delle pellicole di pelle che si muovono sul nostro corpo, sul volto ad esempio, e lo alterano, lo trasformano sotto i nostri occhi. Allora vengono un po' i brividi in effetti e si ha la sensazione che la terra sprofondi o meglio che stia per vacillare. Ma forse sono io che vacillo, che straparlo sotto l'effetto di questo disordine emotivo stagionale, per dir così, perché mi accorgo che in realtà è anche contagioso. Non vorrei uscir di testa anch'io. Ma, se io lo vedo di spalle questo qui, non è che magari visto di fronte diventa, per dir così, una parte anche di me? Che so io, un mostro, un assassino mascherato, un transessuale, uno che inciampa in una proiezione? E allora hai voglia a chiedergli: chi sei? Who are you? Please tell me something, tell me something about yourself, please. Tell me something about your life, please. Don't leave me alone. Don't look at me in this way. Look at me. I'm your friend. Listen to me. Try to understand what I say, please. Be quiet. Se tu sei tu, io sono io, giusto? Listen to me. Don't you understand me? I say: please. Se tu sei tu, io sono io, se voi siete voi, noi siamo noi, non è vero? E' la verità. Avrei voluto almeno spegnere la luce, quella luce artificiale che si è creato, quella luce stravagante dentro la quale si è rinchiuso, e che lo accende dal basso e lo stravolge. Una luce che non mi fa vedere granché perché tutto risulta un po' falsato, tutto quanto sembra straniero. E anche se non l'ho mai visto né conosciuto prima, a un certo punto mi è sembrato improvvisamente uno di famiglia, uno che conosco da sempre! Come se si fosse affacciato alla superficie di uno specchio, o meglio, come se fosse spuntato da una lastra di ghiaccio. E' allarmante, ho pensato, è allarmante vedere qualcuno che ti sembra di conoscere da sempre spuntare dal ghiaccio, all'improvviso. Ma poi si è subito trasformato in qualcuno che non si riconosce più. E i suoi pensieri non lo aiutavano a concentrarsi, anzi lo aiutavano a deconcentrarsi completamente, i suoi pensieri lo hanno fatto andare via, lontanissimo, perso in una luce strana... e vedeva solo quella, era come ipnotizzato, anestetizzato e inseguiva una sua pista scivolosa di ghiaccio, una pista artica, azzurra, piena di vuoto, e di silenzio e di trasparenza, e la sua faccia è trasparente, è piena di pellicole, è cosparsa di pellicole di colore che si sovrappongono e che si disfano e lui le toglie e le rimette, le toglie e le rimette, proprio come quando uno scrive una cosa e poi la cancella, poi ne scrive un'altra e poi la cancella, e poi disegna qualcosa ma non gli piace perché non la riconosce e allora ne disegna un'altra, cerca di farla più precisa che può, ma non la sopporta e allora se la toglie davanti e inizia a fare un'altra figura che è ancora più confusa della precedente e via così, sempre così, finché è come se smontasse tutto quello che cerca di fare. Insomma, in conclusione, ho parlato in questo caso di un soggetto maschile, perché è di un soggetto maschile che si tratta, anche se la sua identità è attraversata da altre presenze e colori e forme e voci. Non alzarti, sempre al chiuso, in questo chiuso che genera fantasmi, pellicole diverse e fantasie difficili da sopportare. Ma io ho così paura che mi guardo alle spalle, sempre, e cerco di evitarlo, ma alla fine finirà un bel momento questo suo buio. Se n'è andato? Per il momento è tutto solo un togli e metti, togli e metti, togli e metti. E' così, è la verità, se n'è andato? It's true. E’ la verità. Se n'è andato?

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